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Anche Airbus e Mistral chiedono all’Europa di fermare l’AI Act

Anche Airbus e Mistral chiedono all’Europa di fermare l’AI Act

Decine di imprese europee tra le più importanti hanno esortato giovedì l’Unione Europea a rinviare l'attuazione del regolamento sull'intelligenza artificiale, avvertendo che procedere troppo in fretta rischia di danneggiare l’innovazione. Questa legislazione pionieristica, unica al mondo, è entrata in vigore lo scorso anno, ma la sua applicazione principale è prevista in modo graduale nei prossimi mesi. Il regolamento mira a limitare gli abusi dell’IA senza soffocare l’innovazione.

Per questo motivo classifica i sistemi in base al loro livello di rischio, imponendo vincoli proporzionali alla pericolosità. Tuttavia, circa 46 leader aziendali, tra cui quelli di Airbus e Mistral (Francia), il colosso olandese ASML, nonché Lufthansa e Mercedes-Benz (Germania), hanno chiesto a Bruxelles di "fare una pausa" per riesaminare la normativa. Accusano le regole di mettere a rischio le ambizioni europee nel settore dell’IA, compromettendo lo sviluppo di campioni tecnologici europei e la capacità di tutte le industrie di implementare l’IA su scala globale.

Le critiche all’AI Act: cosa chiedono le aziende tecnologiche

Fin dall’adozione del testo, aziende tecnologiche europee e americane e alcuni Stati membri dell’UE, tra cui la Francia, lo hanno criticato. Anche la nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha espresso critiche: il vicepresidente JD Vance ha definito le norme europee “eccessive”. Dalla scorsa estate, l’UE ha già vietato alcune applicazioni considerate troppo pericolose, come la sorveglianza di massa, il riconoscimento delle emozioni o il credito sociale, in quanto contrarie ai suoi valori fondamentali.

Le applicazioni giudicate sicure non saranno soggette a obblighi particolari. I sistemi ad alto rischio – usati in settori come infrastrutture critiche, istruzione, risorse umane o forze dell’ordine – saranno invece soggetti entro il 2026 a requisiti stringenti prima della loro autorizzazione sul mercato europeo. La Commissione Europea sta portando avanti un progetto di semplificazione normativa, ispirato anche al rapporto pubblicato a settembre dall’ex premier italiano Mario Draghi. Diversi testi ritenuti troppo rigidi sono già stati alleggeriti o lo saranno presto, anche per la pressione dei partiti di destra al Parlamento Europeo.

L’iniziativa italiana: “Fermate l’orologio del regolamento”

Nella loro lettera pubblicata giovedì, i CEO chiedono una pausa di due anni, per permettere una “semplificazione” delle regole. La richiesta riguarda in particolare le norme per i modelli di IA a uso generale, come ChatGPT di OpenAI, e per i sistemi ad alto rischio. Nel frattempo, è stata lanciata anche un’iniziativa italiana per chiedere la sospensione dell’AI Act. L’appello, intitolato "Stop the Clock. Fermare l’orologio dell’AI Act", è stato firmato da un gruppo di aziende italiane del settore tecnologico, insieme a investitori, centri di ricerca e istituzioni.

L’obiettivo è evitare che una normativa troppo rigida soffochi l’innovazione e ostacoli la competitività europea. Il documento, dal titolo “L’IA è futuro, non burocrazia”, è nato da un incontro alla Camera dei Deputati ed evidenzia come il regolamento europeo ponga “notevoli difficoltà operative, soprattutto per startup e soggetti innovativi di ogni dimensione”. Tra i 38 firmatari italiani figurano l’associazione ANGI (giovani innovatori), AIFTI (imprenditori e fondatori tecnologici), AI Salon, e aziende come Aptus.AI, Empatica e la piattaforma di edutainment Datapizza.

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