La Cina apre agli stablecoin per trasformare lo Yuan in valuta di riferimento globale

Da una parte, la liberalizzazione totale di Donald Trump. Dall'altra, la chiusura ermetica del Partito comunista. Gli stablecoin sono protagonisti di approcci diametralmente opposti nelle due principali economie mondiali, Stati Uniti e Cina. Almeno sinora, perché qualcosa sta per cambiare con una svolta improvvisa e, almeno in parte, inattesa. Secondo Reuters, Pechino sta infatti per approvare una tabella di marcia che per la prima volta includerebbe l’uso di stablecoin ancorati allo yuan, con l’obiettivo di promuovere la moneta nazionale come strumento di pagamento internazionale. Se approvata, la misura rappresenterebbe una vera e propria svolta strategica. Per anni, la Cina è stata infatti tra i Paesi più ostili nei confronti delle criptovalute. Nel 2021 Pechino aveva vietato il mining e il trading di asset digitali, giudicati una minaccia per la stabilità finanziaria nazionale e veicolo di attività criminali. Una decisione drastica che aveva spinto i colossi del settore a migrare verso altri Paesi, soprattutto negli Stati Uniti e in Asia Centrale.
La Cina sogna da anni di affiancare, se non di insidiare, il dollaro e l’euro come valuta di riferimento globale. Tuttavia, rigidi controlli sui capitali e l’enorme surplus commerciale annuale hanno limitato la diffusione dello yuan. A giugno, la sua quota nei pagamenti globali era appena al 2,88%, contro il 47,19% del dollaro, secondo i dati SWIFT.
L’introduzione di stablecoin basati sullo yuan potrebbe cambiare le carte in tavola. Grazie alla tecnologia blockchain, questi strumenti consentono trasferimenti immediati, sicuri e a basso costo, rendendoli competitivi rispetto ai tradizionali sistemi bancari internazionali. È in questo contesto che il Consiglio di Stato, il governo cinese, si starebbe preparando alla svolta. Il piano dovrebbe includere obiettivi per l’uso dello yuan nei mercati globali e delineare le responsabilità delle autorità di regolamentazione interne, aggiungendo inoltre linee guida per la prevenzione dei rischi. La leadership politica dovrebbe tenere già entro la fine del mese una sessione di studio per i vertici del governo e del Partito incentrata sull’internazionalizzazione dello yuan e sugli stablecoin, a dimostrazione plastica del cambio di marcia.
Negli Stati Uniti, tra le prime azioni di Trump dopo il ritorno alla Casa Bianca c'è stato proprio un forte sostegno agli stablecoin, supportando un quadro normativo per legittimare le criptovalute ancorate al dollaro. La Cina non vuole rimanere indietro. Le stablecoin in dollari costituiscono oggi oltre il 99% del mercato globale. Senza una contromossa, Pechino rischierebbe di vedere consolidarsi un dominio statunitense anche nella finanza digitale.
La sperimentazione cinese inizierà in due centri chiave: Hong Kong - dove il 1° agosto è entrata in vigore una legge per regolamentare gli emittenti di stablecoin fiat-backed – e Shanghai, cuore finanziario della Cina continentale, che sta preparando un centro operativo internazionale per lo yuan digitale. Ma il nuovo piano non si limita ai confini nazionali. La Cina discuterà infatti l’espansione dell’uso dello yuan e possibilmente delle nuove stablecoin per il commercio e i pagamenti transfrontalieri al vertice annuale della Cooperazione Internazionale di Shanghai (SCO), in agenda a Tianjin il 31 agosto e il 1° settembre e a cui prenderanno parte (tra gli altri) anche il presidente russo Vladimir Putin e il premier indiano Narendra Modi.
L'iniziativa sugli stablecoin si inserisce all'interno di un contesto più ampio in cui la Cina punta a erodere il dominio globale del dollaro. Ad aprile è stato presentato un piano d'azione per promuovere l'internazionalizzazione dello yuan e del proprio sistema di pagamento interbancario transfrontaliero CIPS (Cross-Border Interbank Payment System). Obiettivo: promuovere l'utilizzo della sua moneta e schermarsi dalle sanzioni, nonché tutelare l'interscambio commerciale dai dazi. Secondo il piano d'azione, Shanghai incoraggerà le imprese statali impegnate negli investimenti all'estero a dare priorità all'uso dello yuan nei pagamenti e nei regolamenti transfrontalieri, per contribuire a una più ampia adozione della valuta. Il documento invita inoltre a sviluppare servizi su misura per incrementare l'uso dello yuan in settori quali il commercio elettronico, le esportazioni di attrezzature su larga scala e i servizi per i dipendenti all'estero.
Gli stablecoin potrebbero accelerare questo processo, rafforzando la posizione cinese soprattutto nei mercati emergenti. L’obiettivo non è necessariamente sostituire il dollaro, ma costruire un sistema alternativo che riduca la vulnerabilità della Cina alle sanzioni statunitensi e favorisca una rete di scambi "multipolare". Traduzione: Pechino mira alla costruzione di un duopolio dollaro in una sorta di G2 finanziario. Obiettivo ambizioso quanto complicato, ma vista la forte direzione politica impressa in materia da Xi Jinping e dai vertici politici, non sarà lasciato nulla di intentato per raggiungerlo. A partire dallo sviluppo di stablecoin.
La Repubblica