Vivo la mia vita da ricercatore nella terra del gabbiano avorio

È un piccolo libro da mettere nelle mani degli studenti in cerca di una vocazione. Thomas Broquet, ricercatore presso il CNRS, lo riconosce fin dalle prime pagine del suo diario di bordo di due spedizioni effettuate durante le estati del 2022 e del 2023, all'estremità nord-orientale della Groenlandia: "Gli articoli scientifici che pubblichiamo, ok, ma se anche solo un ragazzo, vedendo questo documentario, si dice: 'Ehi, è quello che voglio fare', allora, francamente, ne vale la pena". Lontano dalla stazione biologica di Roscoff (Finistère), il suo consueto campo di lavoro sulla genetica delle popolazioni, Thomas Broquet faceva parte di una missione di ricerca sul gabbiano avorio. E ne ha scritto questo resoconto, giorno per giorno.
La vita quotidiana di questi ricercatori sul campo si rivela in tutti i suoi aspetti: le interminabili giornate di attesa, durante le quali questi uccelli immacolati giocano con binocoli e trappole predisposte per inanellarli; la vita condivisa con i militari danesi, responsabili della manutenzione della Station Nord, questa base occupata tutto l'anno, e con team scientifici provenienti da tutto il mondo che si susseguono per ricerche su flora, fauna, clima, paleontologia, ecc.; l'emozione di ritrovare un esemplare inanellato vent'anni prima dalla prima missione francese, lanciata nel 2003 dall'Arctic Ecology Research Group per studiare questi uccelli che non lasciano mai il bordo dei ghiacci polari; l'adrenalina alla vista di un orso polare a poche centinaia di metri di distanza sulla banchisa e la tristezza nel constatare, il giorno dopo, i danni che ha causato a una colonia di gabbiani avorio, di cui quasi il 90% dei piccoli che popolavano i 55 nidi sul terreno roccioso sono scomparsi. Mangiati, o morti congelati dopo la fuga.
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Le Monde